9.10.13

Alla ricerca dell'amore perduto...

Ascoltate questo pezzo:


E' "I love you" di Woodkid. Ora al di là del fatto che incontri i vostri gusti o meno... Una coincidenza ha fatto scattare in me un cortocircuito che potrebbe essere riassunto dalla domanda: "a chi si rivolge questa canzone?".
Ok si a una qualche persona che potrebbe essere ascritta nella categoria degli "stronzi", con tanto di sottofondo drammatico Woodkid infatti, come avete letto nel video, nel ritornello canta:

"Qualsiasi cosa io provi per te
Sembra solo che ti importi di te
C'è qualche possibilità che tu possa vedere anche me?
Perchè io ti amo
C'è qualcosa che io possa fare
Per avere solo un po' di attenzione da te?
Fra le onde ho perso ogni traccia di te
Dove sei?"
Come se l'amare qualcuno dovesse bastare per attirarne l'attenzione, come elemosinare un pezzo di pane. Come se davvero volessimo amare una persona con la quale non è possibile costruire nulla, quale che sia la ragione. Oh, certo, magari un giorno cambierà... Poi è così irresistibile... E quando siamo con lei ci prende quel "waaah" che non si può spiegare a parole. Altro che farfalle nello stomaco. D'altra parte uno cosa dovrebbe fare? Metterci una pietra sopra e lasciar perdere perchè tanto di pesci è pieno il mare? Sarebbe una soluzione altrettanto insoddisfacente (e comunque difficilmente praticabile).

Questa mattina stavo leggendo (e la coincidenza di cui dicevo è proprio l'accostamento casuale di lettura e canzone, anche se Jung sghignazzerebbe e direbbe che le coincidenze non esistono) "il dramma del bambino dotato" di Alice Miller dove, parlando dello sviluppo di quei bambini che per una serie di circostanze non hanno trovato nella loro madre un riferimento fermo e positivo nei loro primissimi mesi di vita, stabilisce un collegamento preciso fra questo passato traumatico e la ricerca di amori verso persone "poco disponibili":

"Se invece manca il lavoro interiore, continuerà a cercare, con la sicurezza di un sonnambulo, persone che, proprio come un tempo fecero i suoi genitori (sia pure per altri motivi), non hanno la possibilità di capirlo. E proprio con queste persone farà di tutto per essere una buona volta compreso, per rendere possibile l'impossibile."

Così allora questa canzone forse non è tanto rivolta a un lui o una lei... Quanto alla Lei e al Lui per eccellenza. Se ogni volta che inseguiamo una persona che non ci vuole, non facessimo altro che inseguire i nostri genitori? Che senso ha infatti struggersi per una persona che non ne vuole sapere nulla di noi se non per riscattarsi da quell'esperienza praticamente ancestrale, di cui non abbiamo coscienza, o anche solo per riviverla e perpetrarla perchè in fondo è diventata il paradigma dell'amore?

Di fronte a un'idea così radicale e così facilmente banalizzabile ("cioè figurati se sei così perchè una volta i tuoi genitori non ti hanno comprato le caramelle!") è facile unirsi al coro degli scettici, quelli che amano definirsi "gente pratica", quelli che un conto è la teoria dei professoroni un conto è la vita e in fondo gli psicologi sono tutti dei truffatori ("ah perchè una mia amica ne ha girati 6! E non l'è servito a nulla!")... Ci sono le circostanze di cui tenere conto, il fatto che ogni rapporto è diverso, che in amor vince chi fugge e che la persona giusta quando arriva va tutto bene e se le cose non funzionano allora non deve essere ed è inutile stare a rimuginare... Si potrebbe anche dire che se fosse vera quella teoria non ci si potrebbe far molto per riparare quello strappo. E in effetti chi si trova in situazioni del genere una volta, ci si è già trovato e ci si troverà ancora in un ciclo di ripetizioni che sembra eterno.

Ma forse c'è un modo per uscirne. Ecco allora che mi viene in mente un altro libro, di Michela Marzano, in cui era esposta l'idea che si può amare veramente solo se si accetta la propria frattura personale, solo se si rinuncia a chiedere all'altro di aggiustarci (in "L'amore è tutto: è tutto ciò che so sull'amore"). Già forse la consapevolezza è un primo passo. Il secondo diventa allora attribuire quel rifiuto al vero autore/autrice (i nostri genitori) ed elaborarne il lutto, piangere perchè per una qualche ragione comunque indipendente da noi, non siamo stati amati. Da lì, e solo da lì, si può ripartire.







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